VALUTAZIONE CAMPI ELETTROMAGNETICI

I campi elettromagnetici sono un tipo di radiazioni non ionizzanti non ottiche. Tali campi interagiscono con i tessuti biologici in due modi: in presenza di frequenze basse inducono correnti elettriche nei tessuti stimolabili, come nervi e muscoli, mentre a frequenze più significative è prevalente un innalzamento della temperatura dovuto alla rapida vibrazione delle molecole d’acqua presenti nell’organismo.

Questi effetti diretti si manifestano al di sopra di specifiche soglie  di induzione: in base alle conoscenze attualmente disponibili si possono individuare dei valori limite di esposizione che ne prevengano l’insorgenza in soggetti che non abbiano controindicazioni specifiche all’esposizione.

Oltre agli effetti diretti, esistono effetti indiretti che possono avere gravi ricadute sulla salute e sicurezza e pertanto vanno prevenuti. Tra gli effetti indiretti che possono essere pericolosi per la salute del lavoratore troviamo ad esempio le interferenze con dispositivi medici impiantati, sia attivi come pacemaker e pompe insuliniche, sia passivi come protesi, chiodi o piastre di metallo.

La maggior parte degli effetti avversi, come le aritmie o i malfunzionamenti dei dispositivi appena citati, compaiono immediatamente; alcuni invece, come la cataratta o la sterilità maschile, essendo danni progressivi possono manifestarsi anche a distanza di molto tempo.

E’ importante sottolineare che la valutazione deve in primo luogo individuare le aree in cui vengono superati i livelli di riferimento non solo per i lavoratori, ma per la popolazione generale. Tali aree andranno delimitate per prevenire l’accesso accidentale ai soggetti sensibili, primi fra tutti i portatori di dispositivi medici impiantabili  attivi. I soggetti sensibili non sono infatti tutelati dal rispetto dei valori di azione per i lavoratori di cui al D.lgs 159/2016.

La normativa vigente è costituita principalmente dal capo IV del titolo VIII del D. Lgs. 81/08, ma ai fini della valutazione del rischio per i lavoratori esposti a campi elettromagnetici un utile riferimento si può trovare nella norma CEI EN 50499 “Procedura per la valutazione dell’esposizione dei lavoratori a campi elettromagnetici”. Essa prevede una prima fase di intervento che consiste sostanzialmente in un censimento dei luoghi e delle attrezzature di lavoro. Se tutti i dispositivi presenti hanno emissioni che rientrano nei livelli di guardia è sufficiente fermarsi a questa ricognizione iniziale, ma se dovessero essere riscontrati campi di intensità superiore ai livelli di riferimento per la popolazione la norma indica come necessaria una procedura di valutazione ulteriore.

Nel documento “Coordinamento Tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province autonome: “Decreto Legislativo 81/2008, Titolo VIII, Capo I, II, III, IV e V sulla prevenzione e protezione dai rischi dovuti all’esposizione ad agenti fisici nei luoghi di lavori – Indicazioni operative” sono presenti delle tabelle che raggruppano attrezzature e dispositivi in base al grado di rischio elettromagnetico che esse costituiscono per i lavoratori.