VALUTAZIONE RUMORE

La valutazione del rischio da esposizione a rumore negli ambienti di lavoro è trattata nel D.lgs 81/08 nella sezione dedicata ai rischi da agenti fisici, cioè il Titolo XVIII.

Il rumore viene considerato come una tipologia di inquinamento ambientale vera e propria ed è presente in molti ambiti lavorativi infatti è considerato come un rischio tra i più diffusi; inoltre non è sempre facile riuscire a distinguere le fonti di rumore strettamente riconducibili all’ambito professionale da quelle derivanti da situazioni parallele e contestuali, come ad esempio l’ambiente al di fuori dei luoghi di lavoro propri dell’azienda.

L’effetto più importante da un punto di vista statistico ed epidemiologico è quello della progressiva riduzione dell’udito, la cosiddetta ipoacusia da rumore. L’ipoacusia è una malattia professionale che si manifesta progressivamente attraverso stadi successivi: il primo si verifica immediatamente dopo l’esposizione al rumore; una seconda fase si manifesta con un apparente stato di benessere seguito dalla difficoltà a percepire suoni acuti. L’ultimo stadio consiste in una difficoltà cronica e irreversibile ad ascoltare le conversazioni. Gli effetti dannosi per la salute riconducibili ad una eccessiva esposizione al rumore non si limitano alla ipoacusia, ma possono avere ricadute anche sulla pressione arteriosa, sulla frequenza cardiaca, sul sistema nervoso e sull’apparato digerente; questi effetti sono particolarmente insidiosi perchè si manifestano solo nel lungo periodo e non sempre sono riconducibli in maniera evidente all’inquinamento acustico. Oltre agli effetti dannosi a lungo termine per il fisico, un alto livello di rumore costituisce un rischio anche per lo svolgimento delle attività quotidiane perchè disturba le comunicazioni verbali e la percezione di segnali acustici di sicurezza, oltre ad essere fonte di stress.

La valutazione del rischio deve essere effettuata da persona qualificata in tutte le aziende, indipendentemente dal settore produttivo, nelle quali siano presenti lavoratori subordinati o equiparati ad essi. Dev’essere ripetuta ogni quattro anni oppure nel caso in cui dovessero esserci cambiamenti sensibili nelle procedure produttive, nell’organizzazione degli ambienti di lavoro e se dovessero essere cambiati attrezzature e macchinari. Il documento dev’essere rivisto anche in seguito al riscontro di eventuali malattie professionali riconducibili a livelli troppo alti di inquinamento acustico.

La valutazione del rischio da esposizione a rumore va ad integrare il DVR aziendale e si articola in tre passaggi: parte dall’identificazione dei pericoli, passando per la valutazione vera e propria, fino a giungere alla pianificazione degli interventi tecnici e organizzativi di riduzione del rischio.

Per le situazioni nelle quali è evidente che l’esposizione a rumore è trascurabile si può ricorrere alla cosiddetta “giustificazione” che non è necessario approfondire la valutazione del rischio; in casi dubbi, per poter escludere il superamento dei valori inferiori d’azione anche per i lavoratori più a rischio si può ricorrere alle informazioni conservate nelle banche dati approvate dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro.